Una necessità giuridica e sociale

Danno biologico e prospettiva di inclusione del dolore neuropatico

Il danno biologico rappresenta una delle voci fondamentali del risarcimento del danno non patrimoniale, poiché riguarda la lesione all’integrità psico-fisica di una persona a seguito di un evento dannoso, sia esso derivante da un incidente stradale, un infortunio sul lavoro o un errore medico. Questo tipo di danno viene valutato sulla base di parametri medico-legali, con l’obiettivo di quantificare la menomazione subita dalla vittima, sia in termini di invalidità temporanea che permanente.

L’attuale definizione del danno biologico

Nel nostro ordinamento, il danno biologico è definito come una lesione della salute, intesa come diritto inviolabile della persona, che compromette la capacità di svolgere le normali attività quotidiane e le relazioni interpersonali. La sua quantificazione avviene mediante l’uso di tabelle medico-legali, come quelle elaborate dal Tribunale di Milano, che consentono di determinare l’entità del danno in base al tipo e al grado di invalidità.

Tradizionalmente, il danno biologico viene suddiviso in due componenti principali:

  • danno temporaneo, che si riferisce alla sofferenza subita durante il periodo di malattia o incapacità temporanea;
  • danno permanente, che riguarda la menomazione fisica o psichica irreversibile, con una valutazione dell’invalidità espressa in percentuali.

La questione del dolore neuropatico

Un tema emergente nel campo del risarcimento del danno biologico è la corretta valutazione del dolore neuropatico, una condizione spesso sottovalutata o difficilmente riconosciuta nelle perizie medico-legali. Il dolore neuropatico, che deriva da lesioni o disfunzioni del sistema nervoso, non è solo una sofferenza fisica, ma si manifesta come una forma di dolore persistente, cronico e difficilmente trattabile. I pazienti che soffrono di questo tipo di dolore, spesso riferiscono sintomi debilitanti come bruciore, formicolio, scosse elettriche, e una sensibilità alterata che compromette gravemente la qualità della vita.

Dal punto di vista giuridico, la sfida consiste nel riconoscere il dolore neuropatico non solo come parte del danno biologico complessivo, ma come una componente autonoma e ulteriore che merita un risarcimento specifico. Questo perché il dolore neuropatico, nella sua natura cronica e persistente, non solo aggrava la condizione clinica del soggetto, ma incide in maniera significativa sull’aspetto esistenziale della persona, riducendo la capacità di godere delle attività quotidiane e sociali.

L’inquadramento del dolore neuropatico come danno ulteriore

Nella giurisprudenza italiana, il dolore viene già considerato un aspetto rilevante nella valutazione del danno biologico. Tuttavia, il dolore cronico neuropatico dovrebbe essere trattato come una categoria speciale all’interno del danno biologico, per la sua peculiarità e per l’impatto devastante sulla vita della vittima. Questo tipo di sofferenza si distingue dal dolore fisico tradizionale, in quanto non risponde ai trattamenti comuni e può permanere per tutta la vita, diventando essenzialmente una condizione di invalidità.

Il problema principale risiede nella difficoltà di misurare il dolore neuropatico in modo oggettivo. Mentre le menomazioni fisiche sono facilmente quantificabili attraverso esami clinici, il dolore neuropatico richiede una valutazione più soggettiva, che dipende dalle testimonianze del paziente e dalle osservazioni cliniche specialistiche. Questo potrebbe portare i giudici a sottovalutare l’impatto reale del dolore neuropatico, riducendo l’entità del risarcimento.

In questo contesto, l’intervento della Corte di Cassazione potrebbe essere cruciale per creare una giurisprudenza consolidata che includa espressamente il dolore neuropatico come una voce di danno autonoma e specifica all’interno del danno biologico. Ciò garantirebbe una maggiore equità nella liquidazione dei risarcimenti e permetterebbe alle vittime di ricevere un indennizzo più adeguato alla reale entità delle loro sofferenze.

Proposte di riforma e nuove prospettive

Un altro aspetto giuridico rilevante riguarda l’evoluzione delle tabelle di risarcimento. Le attuali tabelle medico-legali non sempre tengono conto del dolore neuropatico come un fattore di aggravamento autonomo. Un’inclusione specifica di tale condizione nelle tabelle potrebbe rappresentare una soluzione pratica e immediata per garantire un risarcimento equo alle vittime.

In aggiunta, si potrebbe prevedere una valutazione multidisciplinare del dolore neuropatico, coinvolgendo non solo medici legali, ma anche neurologi e specialisti del dolore. In questo modo, sarebbe possibile fornire una valutazione più accurata e personalizzata, in linea con l’approccio unificante voluto dalla giurisprudenza recente.

Conclusioni

L’inclusione del dolore neuropatico come una componente specifica e ulteriore del danno biologico rappresenta una necessità giuridica e sociale. La riconoscenza di questa particolare forma di sofferenza cronica non solo porterebbe a una maggiore giustizia per le vittime, ma aiuterebbe anche a sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità medico-legale sull’importanza di trattare il dolore neuropatico con la serietà che merita. Dal punto di vista giuridico, una riforma delle tabelle risarcitorie e un maggiore impegno della giurisprudenza per riconoscere questo danno autonomo sarebbero passi cruciali per una tutela più completa e adeguata delle vittime.

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L’Associazione Nevra ha organizzato un evento di alto profilo il 30 novembre 2024 presso l’Aula Bogoncelli degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia, dedicato al dolore neuropatico cronico e al suo impatto clinico, medico-legale e sociale.
L’Associazione Nevra è lieta di presentare una giornata formativa dedicata alla certificazione del dolore neuropatico da lesione del sistema somatosensoriale.