Sfatare il mito dell’impossibilità

La valutazione del dolore cronico

Il dolore cronico è stato per anni relegato al ruolo di sintomo, un effetto collaterale da trattare ma non da comprendere nella sua interezza. Questo approccio, ormai superato nei contesti più avanzati, è alimentato da un mito pericoloso: il dolore non è valutabile. Ma la scienza, i modelli internazionali e la pratica medico-legale dimostrano il contrario. La valutazione del dolore cronico come condizione clinica autonoma non solo è possibile, ma è già una realtà consolidata in molti paesi.

L’idea che il dolore cronico non possa essere misurato è radicata in una visione obsoleta della malattia, ancora considerata solo come alterazione organica. Questo pregiudizio ignora i progressi fatti nella comprensione del dolore, che oggi è riconosciuto come una malattia autonoma dall’ICD-11 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dolore cronico non è un effetto collaterale, ma una condizione che colpisce ogni aspetto della vita del paziente: fisico, psicologico e sociale.

Contrariamente a quanto si pensa, il dolore cronico è misurabile. Esistono strumenti consolidati, come la Scala Analogica Visiva (VAS) o la scala DN4 per il dolore neuropatico, che consentono una valutazione oggettiva. Nei paesi scandinavi, questi strumenti sono integrati in un approccio multidisciplinare che coinvolge medici legali, specialisti in terapia del dolore e psicologi. La collaborazione tra questi professionisti garantisce una valutazione completa e accurata, riconoscendo il dolore cronico come una condizione debilitante a tutti gli effetti.

Norvegia, Svezia e Finlandia hanno dimostrato che la valutazione del dolore cronico è possibile e che può essere il fondamento di politiche sanitarie e legali più giuste. Il loro modello si basa su tre pilastri: un approccio biopsicosociale che considera il dolore nella sua interezza, includendo aspetti fisici, psicologici e sociali; trasparenza e dialogo, con una documentazione chiara e una comunicazione aperta tra medico, paziente e sistema legale; risarcimenti equi e supporto sociale, che riconoscono il dolore cronico come una condizione che impatta profondamente la qualità della vita.

In un mondo in cui il dolore cronico è spesso frainteso e sottovalutato, Nevra si impegna a portare avanti il messaggio che il dolore cronico è una malattia autonoma, valutabile e meritevole di attenzione. Seguendo l’esempio dei paesi scandinavi, crediamo che sia necessario abbandonare vecchi pregiudizi e adottare un approccio che metta al centro il paziente e il suo vissuto.

Il cambiamento è possibile, e inizia con una domanda fondamentale: siamo pronti a riconoscere il dolore cronico per quello che è davvero?

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