Come ripensare all’intera struttura dell’assistenza al dolore cronico

Modello biopsicosociale: capire il dolore in modo completo

Il modello biopsicosociale del dolore cronico rappresenta un cambiamento importante nella comprensione del dolore, distaccandosi dall’approccio puramente biomedico che per anni ha dominato il campo della medicina.

Secondo il modello tradizionale, il dolore veniva visto principalmente come una reazione del corpo a un danno fisico, come una ferita o una malattia. Tuttavia, la realtà del dolore cronico è molto più complessa e coinvolge non solo il corpo, ma anche la mente e il contesto sociale della persona.

Il dolore visto con gli occhi del modello biopsicosociale

In questo nuovo approccio, che prende in considerazione aspetti biologici, psicologici e sociali, il dolore non è visto esclusivamente come una risposta fisiologica a un danno. Fattori come stress emotivo, ansia, depressione e traumi passati possono influenzare significativamente l’esperienza del dolore. Allo stesso modo, le condizioni sociali, come le relazioni interpersonali, il supporto sociale e le difficoltà economiche o lavorative, possono amplificare o prolungare il dolore.

Questo modello ci aiuta a comprendere meglio perché due persone con la stessa lesione fisica possano sperimentare il dolore in modo completamente diverso. Una persona potrebbe guarire rapidamente e tornare a una vita normale, mentre un’altra potrebbe sviluppare un dolore cronico che persiste anche dopo che il danno fisico è guarito. Ciò può dipendere dal modo in cui la mente elabora l’esperienza del dolore e dal supporto sociale di cui la persona dispone. Ad esempio, una persona che vive in un ambiente stressante o che ha vissuto traumi emotivi in passato potrebbe essere più predisposta a sviluppare una condizione di dolore cronico rispetto a qualcuno che vive in un contesto di maggior sostegno e serenità.

Che cosa dicono le neuroscienze?

Le neuroscienze hanno confermato questi concetti, dimostrando che il cervello risponde sia a stimoli fisici sia a quelli psicologici e sociali in modi simili. Le aree del cervello che si attivano durante il dolore fisico sono le stesse che si attivano in risposta a eventi sociali negativi, come il rifiuto, l’esclusione o il lutto. Questo significa che il dolore non è solo una questione di danno ai tessuti, ma è strettamente legato anche alle esperienze emotive e sociali. Inoltre, chi soffre di dolore cronico ha spesso vissuto esperienze traumatiche o difficili nel corso della vita, come abusi o eventi stressanti prolungati, che possono aumentare la probabilità di sviluppare dolore persistente.

La gestione del dolore cronico in medicina secondo il modello biopsicosociale

Un altro aspetto cruciale del modello biopsicosociale è il modo in cui affronta il ruolo della medicina nella gestione del dolore cronico.

La formazione tradizionale dei medici è orientata a diagnosticare e curare problemi fisici evidenti, come fratture o malattie gravi. Tuttavia, molti casi di dolore cronico non hanno cause fisiche chiare. Questo porta a una situazione in cui i medici, pur trattando con competenza le patologie fisiche, spesso si trovano in difficoltà di fronte al dolore cronico, poiché questo non può sempre essere spiegato o risolto attraverso trattamenti convenzionali. In questo contesto, il modello biopsicosociale aiuta a espandere la comprensione del dolore e a offrire nuovi strumenti per affrontarlo.

Questo modello sottolinea l’importanza di interventi che non si limitino alla sfera medica. Per gestire il dolore cronico, non basta concentrarsi solo sul corpo: bisogna considerare l’intera persona, incluse le sue emozioni, il suo stato mentale e il suo contesto sociale. Per esempio, interventi di tipo psicologico, come la terapia cognitivo-comportamentale, possono essere efficaci nel modificare il modo in cui una persona pensa al proprio dolore e nel ridurre l’impatto che il dolore ha sulla sua vita. Allo stesso modo, migliorare il supporto sociale della persona può ridurre il livello di stress e contribuire a una maggiore resilienza di fronte al dolore.

Il modello biopsicosociale non si limita a sfidare il vecchio approccio biomedico, ma invita a ripensare l’intera struttura dell’assistenza al dolore cronico. Questo approccio invita a una visione più ampia e completa, che non si limita a cercare cause fisiche e a intervenire sui sintomi, ma riconosce l’importanza delle dinamiche mentali e sociali che influenzano l’esperienza del dolore. In questo modo, il trattamento del dolore cronico diventa un processo che coinvolge non solo il corpo del paziente, ma anche la sua psiche e la sua rete di relazioni sociali.

Conclusioni

In sintesi, il modello biopsicosociale ci invita a vedere il dolore cronico come un fenomeno multidimensionale. Solo considerando tutti i fattori biologici, psicologici e sociali – che contribuiscono all’esperienza del dolore possiamo sviluppare trattamenti efficaci che vadano oltre la semplice gestione dei sintomi e mirino a migliorare davvero la qualità della vita delle persone.

Se vuoi restare aggiornato, inizia ora a seguire Nevra sui social.

Indice contenuti

Sei una vittima o un familiare di una vittima della strada che soffre di dolore neuropatico?

Contatta la nostra associazione

L’Associazione Nevra ha organizzato un evento di alto profilo il 30 novembre 2024 presso l’Aula Bogoncelli degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia, dedicato al dolore neuropatico cronico e al suo impatto clinico, medico-legale e sociale.
L’Associazione Nevra è lieta di presentare una giornata formativa dedicata alla certificazione del dolore neuropatico da lesione del sistema somatosensoriale.