Trattare il dolore come una priorità: il dolore cronico è reale e rovina la vita

Lo sguardo scientifico di medici e ricercatori considera il #dolore come una sorta di spia che si accende quando c’è un presunto problema biomeccanico ed è proprio allora che gli specialisti intervengono. Identificano il disordine sottostante, lo curano e il dolore dovrebbe scomparire o, per lo meno, attenuarsi.

Ma ci sono due grandi punti interrogativi.
❓ Cosa succede quando il dolore non svanisce anche a fronte della guarigione dei tessuti?
❓ Cosa accade quando c’è dolore in assenza di danno tissutale?

Se il dolore dura più di tre mesi, si configura uno scenario di #dolorecronico, una condizione destinata a interessare, come riporta Nature, un numero sempre maggiore di persone in un prossimo futuro.

Noi di #Nevra facciamo un ulteriore passo in avanti e vi domandiamo: e  se il dolore emergesse a seguito di un evento traumatico come un incidente stradale a causa di colpo di frusta, traumi da schiacciamento o stiramento secondari al coinvolgimento degli arti superiori o inferiori e traumi cranici e vertebrali?

Oggi, molte persone sono costrette a convivere con questo tipo di #dolorecronico.
Le terapie ci sono, ma al dolore non viene ancora riconosciuta la giusta priorità perché, troppo spesso, lo si considera solo e unicamente un sintomo e non una patologia a sé stante.

Allo stato dell’arte, il dolore non ha ancora trovato una metodica di obiettivazione validata ed anche per questo non esiste, in ambito medico-legale, un’autonoma collocazione valutativa se non in pochissimi casi.

#Nevra desidera riaprire il dibattimento perché sia riconosciuto il #dannoneuropatico e le persone possano avere il giusto ristoro a seguito del trauma occorso.

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