Un’urgenza necessaria

Valutazione dolore nella Complex Regional Pain Syndrome

Il D.Lgs. 38/2000 ha ampliato la tutela dei lavoratori spostando l'attenzione dalla sola "attitudine lavorativa" all'integrità "psico-fisica" della persona. Un cambio di paradigma che apre le porte a una considerazione più approfondita del dolore come elemento autonomo e significativo nella valutazione del danno biologico.

In un articolo di Santovito D., Malavenda P., Iorio A., e Avellino M., pubblicato dall’International Association for the Study of Pain (IASP-93), viene esplorata la definizione e la diagnosi della Complex Regional Pain Syndrome (CRPS), evidenziando l’importanza di criteri diagnostici accurati e specifici.

La CRPS, suddivisa in Type I (RSD) e Type II (Causalgia con lesione nervosa), è una condizione caratterizzata da dolore cronico associato a fenomeni vaso- e sudo-motori. La sua patofisiologia è complessa e non ancora completamente compresa, con eventi scatenanti che includono interventi chirurgici, lesioni da schiacciamento, fratture, traumi chiusi e contusioni.

L’introduzione del D.Lgs. 38/2000 ha ampliato la tutela dei lavoratori, spostando l’attenzione dalla sola “attitudine lavorativa” all’integrità “psico-fisica” della persona. Questo cambio di paradigma apre la strada a una considerazione più approfondita del dolore come elemento autonomo e significativo nella valutazione del danno biologico.

Il dolore, con le sue caratteristiche complesse e spesso debilitanti, deve essere misurato e valorizzato adeguatamente. I criteri diagnostici per la CRPS, proposti dalla IASP, potrebbero diventare fondamentali nella traumatologia lavorativa, aiutando a distinguere il dolore derivante dalla CRPS da quello associato a menomazioni o altre cause extralavorative. Questo approccio consentirebbe di migliorare la valutazione del danno biologico e dell’inabilità temporanea assoluta, garantendo che i lavoratori ricevano il giusto riconoscimento e supporto.

Misurare e valorizzare il dolore cronico è essenziale non solo dal punto di vista clinico, ma anche per le sue implicazioni forensi, lavorative, sanitarie e sociali.

Il dolore cronico deve essere riconosciuto non solo come un sintomo clinico, ma come una condizione che ha impatti significativi su vari aspetti della vita delle persone. Comprendere e riconoscere il dolore dei lavoratori significa offrire loro una tutela più completa e umana, con un approccio integrato che coinvolga il mondo forense, lavorativo, sanitario e sociale.

Invitiamo la comunità scientifica, medica e sociale a riflettere su queste considerazioni e a promuovere un dialogo aperto su come migliorare la valutazione e la gestione del dolore nella pratica clinica e lavorativa.

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