Cause principali? In ordine decrescente, artrosi degenerativa o artrite, problemi al rachide come ernia del disco, cervico-brachialgia e lombosciatalgia e infine i traumi.
A questi numeri poco confortanti, si aggiunge il peso gravoso del feedback fornito dai pazienti che lamentano spesso difficoltà d’accesso alle cure e insoddisfazione per i trattamenti a cui vengono sottoposti.
Molti vengono, difatti, trattati con antinfiammatori dai principi attivi poco adeguati a terapie prolungate che si rivelano tra le altre cose, a loro volta, poco efficaci in caso di dolore cronico.
Ma qual è il risultato di cure inadeguate? Insuccesso terapeutico e aggravio della spesa sanitaria derivante dall’uso improprio delle risorse e dall’inevitabile gestione delle complicanze.
Il quadro dipinto è a tinte fosche. Il dolore cronico è altamente invalidante per milioni di persone e in quanto tale è fondamentale che sia considerato, come conferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una vera e propria malattia.
Il bagaglio delle conseguenze fisiologiche e psicosociali del dolore cronico
Il dolore cronico porta con sé una serie di cambiamenti fisiologici e psicosociali che inevitabilmente incidono sul paziente.
- Immobilità con deperimento di muscoli, articolazioni, ecc
- Alterazioni del ritmo sonno-veglia
- Perdita d’appetito e malnutrizione
- Dipendenza da farmaci
- Stati d’ansia e paura
- Depressione
- Istinto suicida
- Scarso rendimento sul posto di lavoro
- Uso non adeguato dei servizi sanitari
- Ricorso a caregiver
I farmaci per combattere il dolore cronico
Ci sono diverse opzioni terapeutiche per il trattamento del dolore cronico, ma tutto dipende dalla sua intensità e tipologia e dall’esito dei pregressi trattamenti.
Le terapie d’elezione comprendono:
- antinfiammatori non steroidei
- oppiacei
- farmaci adiuvanti
- fisioterapia
- blocchi nervosi terapeutici
- neurostimolazione
- sostegno psicologico
- chirurgia correttiva non scevra da complicanze
- agopuntura e altre forme alternative
Il punto di vista dell’OMS per combattere il dolore cronico
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il dolore cronico deve essere affrontato ponendosi obiettivi ben precisi.
- Aumento delle ore di sonno senza provare dolore
- Attenuazione del dolore a riposo
- Riduzione del dolore quando si staziona in posizione eretta o durante il movimento
Dal punto di vista terapeutico, deve essere invece l’intensità del dolore a guidare gli specialisti nella prescrizione del trattamento più adeguato.
L’OMS fa, inoltre, un ulteriore passo in avanti suggerendo di creare un programma di assistenza continuativa nell’ambito della terapia antalgica ravvisando comunque nell’impostazione della stessa la presenza di ostacoli imputabili al paziente, al professionista e alle istituzioni.
Ci sono spesso pazienti riluttanti a raccontare la propria esperienza con il dolore, altri preoccupati per i possibili effetti indesiderati delle terapie e altri ancora rassegnati a convivere con una condizione altamente dolorosa e invalidante. Dall’altra parte, ci sono professionisti spesso non adeguatamente formati in materia dolore e in possesso di scarsi strumenti per una sua valutazione puntuale. E infine, le istituzioni che talvolta mostrano scarso interesse per il tema e poca cultura verso la terapia del dolore.
Il dolore cronico è una condizione con cui molti convivono, ma la convivenza, a nostro parere, non deve essere sinonimo di rassegnazione. Serve un intervento unitario e multidisciplinare perché chi soffre di dolore cronico possa vivere con dignità una condizione già di per sé invalidante.