Il dolore neuropatico: invisibile per la medicina, ignorato dal diritto, frainteso dalla società

Provate a immaginare un dolore che non si vede, che non lascia lividi, che non compare nelle analisi del sangue o nelle radiografie. Un dolore che brucia, punge, stringe, eppure, per molti, non esiste. Chi soffre di dolore neuropatico conosce bene questa condizione: una sofferenza reale ma priva di un riconoscimento chiaro, che lo lascia sospeso in un limbo tra medicina, diritto e società.

La medicina lo studia e lo descrive, ma fatica a inquadrarlo. Non è un’infiammazione, non è una lesione visibile, non segue percorsi prevedibili. Spesso il paziente viene rimbalzato da uno specialista all’altro, con terapie sperimentate a tentativi e diagnosi che arrivano troppo tardi. Il dolore neuropatico non si può “misurare” come la febbre o la pressione sanguigna, e questo lo rende una sfida per chi deve trattarlo.

Anche il diritto non aiuta. Senza un codice diagnostico chiaro, il dolore neuropatico non rientra nelle patologie con esenzione, non ha percorsi di cura definiti e non sempre viene riconosciuto come condizione invalidante. Nei contenziosi medico-legali, è difficile dimostrare il nesso tra un danno subito e il dolore che ne consegue, lasciando i pazienti in una situazione di totale incertezza.

Nel quotidiano, la società fa ancora più fatica a comprenderlo. Un lavoratore con dolore cronico viene spesso visto come poco affidabile, una persona che soffre viene liquidata con un “sarà solo stress”. Viviamo in una cultura che riconosce solo il dolore visibile: se hai un gesso, ricevi comprensione; se hai il sistema nervoso compromesso, rischi di essere giudicato un ipocondriaco.

Eppure, il dolore neuropatico non è invisibile. Semplicemente, non abbiamo ancora imparato a vederlo.

Nevra si batte affinché questa condizione ottenga il riconoscimento che merita. Serve un cambio di paradigma, che parta dalla medicina, passi per il diritto e arrivi alla consapevolezza sociale. Finché il dolore neuropatico resterà in un’area grigia, chi ne soffre continuerà a combattere due battaglie: una contro il proprio corpo, l’altra contro l’indifferenza.

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