Un paradosso silenzioso nella clinica e nel diritto

Se una retina perde funzione →  𝒑𝒂𝒓𝒍𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒗𝒊𝒔𝒊𝒗𝒂
Se una coclea perde funzione →  𝒑𝒂𝒓𝒍𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒖𝒅𝒊𝒕𝒊𝒗𝒂.
Quando un sistema somatosensoriale perde funzione → 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 “𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒐𝒍𝒐𝒓𝒆”.
È qui che nasce l’equivoco.
Nel modello tradizionale, la disabilità viene fatta coincidere con il momento in cui il dolore limita la vita (lavoro, movimento, autonomia).
Ma questo descrive soltanto la 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒂.
La 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒂𝒓𝒊𝒂 avviene prima, nel sistema nervoso:

  • allodinia
  • ipereccitabilità
  • inversione percettiva
  • perdita della mappa sensoriale
  • alterazioni delle vie inibitorie
  • scariche ectopiche

Questi fenomeni non sono sensazioni soggettive: sono 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒊𝒕𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒎𝒂𝒏𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂 𝒔𝒐𝒎𝒂𝒕𝒐𝒔𝒆𝒏𝒔𝒐𝒓𝒊𝒂𝒍𝒆, documentabili clinicamente e strumentalmente.
La sequenza corretta è:
𝒍𝒆𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 → 𝒂𝒍𝒕𝒆𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂 𝒔𝒐𝒎𝒂𝒕𝒐𝒔𝒆𝒏𝒔𝒐𝒓𝒊𝒂𝒍𝒆 → 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 → 𝒅𝒐𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒆/𝒐 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 → 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒂
Se non si riconosce questa distinzione:

  • il dolore viene ridotto al punteggio NRS
  • la disabilità viene confusa con la capacità lavorativa del momento
  • le fasi di adattamento del paziente vengono interpretate come “guarigione”

E il risultato è una 𝒔𝒐𝒕𝒕𝒐𝒔𝒕𝒊𝒎𝒂 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒊𝒄𝒂 𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒖𝒕𝒕𝒖𝒓𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒅𝒂𝒏𝒏𝒐.
Riconoscere la disabilità primaria non significa “ampliare” il concetto di dolore.
Significa 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒏𝒅𝒖𝒓𝒍𝒐 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒊𝒔𝒊𝒐𝒑𝒂𝒕𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂.
Chi si occupa di clinica, medicina legale e diritto sanitario ha oggi la possibilità – e la responsabilità – di colmare questo scarto culturale.
Il dolore non è solo ciò che si sente.
È ciò che il sistema nervoso 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒇𝒂𝒓𝒆 come prima.

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